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Crisi climatica: problema e soluzione

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Oggi, sabato 22 aprile, è la giornata della Terra, è inevitabile far correre il pensiero alla Natura. 

Chissà cosa diranno oggi i giornali o le TV per celebrare questa data.

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Chissà se si parlerà di emergenza climatica sempre più grave, sempre più in accelerazione.

Molti ricorreranno al solito cliché della Madre Natura benevola ma maltrattata.

Forse si dirà che ci sono segnali preoccupanti sulla salute degli ecosistemi della Terra che è costretta a ribellarsi agli uomini con calamità naturali.

No, la Natura, alla quale peraltro apparteniamo, non ci punisce, “la Natura è del tutto indifferente alle nostre sorti” come ha recentemente affermato Telmo Pievani, filosofo della biologia, evoluzionista, saggista,  in una sua recente conferenza “Uomo vs Natura. Ecco perché perderemo la battaglia”

Accordi di Parigi, migrazioni, perdita di biodiversità, carne coltivata, farina di grillo, ingiustizia sociale, ingiustizia  climatica, deforestazione, incendi, …

Sono solo una esigua parte di termini, alcuni nuovissimi, di cui sentiamo parlare eppure sfugge alla stragrande maggioranza delle persone che sono tutti temi interconnessi e fanno parte di una stessa faccia della medaglia. L’altra faccia della medaglia è il nostro modello di economia dipendente da una crescita infinita.

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Nella sua conferenza Telmo Pievani (in calce trovate tutti i dettagli) ha riportato alcuni dati scientifici del Sesto Rapporto di valutazione (AR6) dell’Ipcc  (Intergovernmental Panel on Climate Change, in italiano Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico).

In merito alla transizione ecologica spaventano molto i costi e ci chiediamo come e chi li deve pagare. 

Non teniamo conto invece “come e chi” pagherà le conseguenze degli impatti climatici, perché la forza della Natura è potente e gli impatti sono e saranno sempre più intensi e frequenti (alluvioni, tempeste, incendi, etc.)

La comunità scientifica da decenni ci ha fornito i dati scientifici e ha dimostrato quanto stia succedendo agli ecosistemi del pianeta.

I costi per danni, senza contare le perdite di vite umane, saranno 20 volte più alti degli investimenti per una transizione ecologica e a subirne i costi economici e soprattutto gli impatti ambientali saranno soprattutto i nostri figli. 

Non si parla più di ricadute su un generico “posteri” si tratta dei nostri figli e dei giovani.

Le migrazioni sono un argomento sempre più scottante e provoca divisione di vedute tra gli stessi italiani. 

È imbarazzante fare i conti con la storia e le vicende umane che accadono prima di un fenomeno: l’80 per cento dei migranti lascia i propri territori non è per scelta. Le persone  sono obbligate a spostarsi principalmente per effetti legati ai cambiamenti climatici, desertificazioni, inondazioni e relative carestie. 

La politica fa fatica a tenere le redini di questi enormi cambiamenti e sono costretti ad agire con repressioni.

Si stima che da qui al 2050 si sposteranno circa un miliardo e mezzo di persone. Lasceranno località rurali spesso per l’infertilità dei suoli per dirigersi soprattutto nelle città del loro paese.

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Si prevede che il 75 per cento si sposterà rimanendo nella propria regione, il 25 per cento supererà il proprio confine di origine e il 5 per cento ossia circa 75 milioni di persone si sposteranno verso altri continenti di cui circa 15 milioni di persone arriveranno in Europa.

Conoscere queste dinamiche vuol dire fare i conti con verità scomode e rendersi conto che il riscaldamento globale è stato causato in gran parte dai paesi ricchi cioè quelli industrializzati. L’80% degli impatti ricadranno proprio sui paesi più poveri che sono responsabili del 6% delle emissioni.

Parlare della Terra vuol dire prendere consapevolezza che i cambiamenti climatici causano siccità, perdita di riserve di neve e quindi di acqua potabile. Parlare della Terra è far notare ai decisori politici che gli investimenti con soldi pubblici in combustili fossili sono del tutto anacronistici.

C’è bisogno di informazione ma da parte dei media e delle istituzioni è molto scarsa.

Gli ecosistemi sono a rischio, non ci sarà nessun fato benevolo nei nostri confronti, meglio prenderci la responsabilità per porre rimedio.

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Possiamo intervenire e contenere i danni e i futuri impatti, possiamo mantenere il nostro meraviglioso Pianeta vivibile e prospero. Serve la cooperazione sia a livello locale che globale.

Il primo passo  è l’informazione. 

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Non sai come parlare di crisi climatica?

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Dobbiamo ammetterlo: fare comunicazione sulla crisi climatica è molto difficile e la situazione è complessa. Si aggiunge inoltre una componente emotiva molto forte per chi parla e per chi ascolta.

Ci si sente impreparati, si teme di dare informazioni catastrofiche, con il risultato di aver un rifiuto per l’argomento, o, al contrario, di fornire dati e statistiche che possono risultare fin troppo “asettici”.

In entrambi i casi, viene meno lo scopo di sensibilizzare i nostri interlocutori quando è proprio la consapevolezza sulla crisi climatica il primo passo che porta a interessarsi dell’importanza della tutela dell’ambiente e di conseguenza di agire con urgenza.

“ll canale per cui passa la comunicazione è importante almeno quanto il messaggio stesso, se non di più. “  Roz Pidcock, responsabile comunicazione IP

Per questo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) (IPCC)  ha incaricato un team di esperti, il Climate Outreach in Gran Bretagna, di elaborare un Manuale di comunicazione efficace a uso dei suoi stessi scienziati.

Grazie alla traduzione in italiano a cura di Climalteranti, con il coordinamento del Prof. Stefano Caserini, ora abbiamo un valido supporto a cui attingere.

Di seguito trovi le 6 aree chiave da curare per una comunicazione efficace sui cambiamenti climatici.

1. Mostrati sicuro nel comunicare

Devi acquisire una certa preparazione scientifica equilibrata (ci si riferisce ai rapporti dell’Ipcc) e politicamente neutrale: questo ti permette di guadagnare sicurezza e credibilità. Parla in modo sincero in modo da instaurare un rapporto di fiducia.

Per coinvolgere chi ti ascolta puoi esprimere il tuo punto di vista tenendo presente che, seppur la maggioranza delle persone riconosce il reale cambiamento climatico, le opinioni sulle politiche da attuare sono divergenti. 

Per esempio molti si esprimono a favore dell’energia nucleare e molti altri sono fermamente sono contrari. Quindi fai attenzione a chiarire quando fornisci informazioni scientifiche  e quando esprimi opinioni personali.

2. Parla del mondo reale, non di idee astratte

Ricorda che indicatori come temperatura a livello globale e concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera vengono percepiti da chi ti ascolta come concetti astratti o tendenze a lungo termine

Si crea così un “distanziamento psicologico” sull’argomento e le persone avranno la sensazione che i problemi legati alla crisi climatica si manifesteranno in un futuro lontano o in luoghi remoti.

Meglio usare un linguaggio che ponga la scienza vicina alle esperienze quotidiane per rendere tangibile ciò di cui si parla. Puoi, per esempio,  far riferimento alla diffusione dei pannelli solari che producono energia ma non aumentano le emissioni di anidride carbonica.

È molto utile contestualizzare l’argomento: si può parlare della necessità di evitare sprechi e così consumare meno energia, si possono enfatizzare i benefici per la salute e i vantaggi di un’aria più pulita grazie alla mobilità sostenibile.

Le metafore sono molto efficaci.

Per esempio si può spiegare l’effetto serra che agisce come una “coperta che intrappola il calore” e l’aumento delle emissioni di combustibile fossile rende la coperta più spessa, innalzando così sempre più la temperatura del pianeta.

3. Tocca i temi su cui il pubblico è più sensibile

Se vuoi fare presa su quanto stai comunicando sulla crisi climatica, devi ricordarti che i valori morali e gli stili di vita personali giocano un ruolo importante. 

Gli studi mostrano che i valori morali e le opinioni politiche influenzano l’atteggiamento e questo vale per qualsiasi argomento.

Una comunicazione efficace quindi passa dalla conoscenza della tipologia di pubblico a cui si parla e dalla capacità di portare il discorso su un terreno comune.

Puoi utilizzare valori chiave a vantaggio di nuove abitudini per quanto riguarda le tecnologie energetiche e il consumo domestico:

. riduzione degli sprechi e aumento dell’efficienza

. tutela dell’ambiente

.utilizzo di una fonte di energia sicura e a basso costo

.un mercato giusto e trasparente

Oltre ai valori individuali tieni conto degli interessi specifici del pubblico che hai davanti e cerca di utilizzare argomentazioni che colleghino quei temi di interesse minacciati dal cambiamento climatico con fatti, dati o grafici scientifici.

Per esempio, se parli a una platea di amanti di giardinaggio hanno già avuto modo di constatare come sono mutate le stagioni e puoi introdurre possibili interventi che si devono attuare a tutela di queste attività.

La stessa logica è applicabile in diversi settori come alimentazione, paesaggio, attività ricreative oppure ad avvenimenti accaduti nel luogo dove stai parlando.

4. Racconta una storia

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Gli studiosi di norma descrivono i risultati con un linguaggio equilibrato e privo di emotività.

La maggior parte delle persone invece interpreta il mondo attraverso aneddoti e storie piuttosto che statistiche e grafici.

Dobbiamo dunque utilizzare una comunicazione efficace.

Innanzitutto bisogna cercare di dare un volto umano alla scienza. 

Se per esempio hai organizzato una conferenza sui cambiamenti climatici, presenta il relatore – climatologo o esperto in questa materia – dando qualche notizia sulla sua vita privata o sul suo lavoro oppure  fagli qualche domanda: perché ha deciso di far quel lavoro, che cosa lo spinge a farlo,  le sue aspirazioni, i suoi timori.

Questo passaggio diventa un potente elemento di empatia tra lo scienziato e il pubblico che ha davanti.

L’altro elemento importante è presentare le informazioni sotto forma di racconto in quanto crea un legame più sostenibile e significativo con la scienza e le informazioni sul cambiamento climatico saranno ricordate più facilmente. Non impostare la conferenza puntando esclusivamente su grafici o numeri.

La narrativa serve a descrivere il problema, delineare le conseguenze.

Sono assolutamente da esporre anche le possibili opzioni.

Gli esperti di comunicazione sottolineano bene quest’ultimo punto:  parlare delle soluzioni è essenziale altrimenti chi ascolta finisce per sentirsi sopraffatto.  

Presenta quindi una narrativa efficace che abbia una struttura “conflitto” e “soluzione” .

Per aiutarti applica il metodo ABT (in inglese) che corrisponde a: E-MA-QUINDI.   

Di seguito trovi un esempio attraverso la storia personale di Chris Shaw (uno degli autori del manuale dell’IPCC da cui è tratto questo articolo):

Ho due figli e mi è sempre piaciuto condividere con loro le esperienze e le attività che amavo io da piccolo, vederli felici correre nel mare in una calda giornata estiva o giocare a palle di neve in inverno. 

E

 la consapevolezza che siamo parte di un’unica catena che lega le generazioni passate e quelle future mi ha sempre confortato. 

MA

mentre i miei figli crescevano, ho visto le stagioni modificarsi profondamente e ho sentito seriamente minacciato il mio benessere e tutto ciò che significa per me essere un buon padre. 

QUINDI 

ho deciso, piuttosto tardi nella mia vita, di mettermi a studiare che cosa stesse accadendo e cosa potessi fare in prima persona al riguardo. Mi sono iscritto all’università, ho studiato sociologia del cambiamento climatico e ora sono qui davanti a voi.

5. Punta su ciò che si sa

Bisogna fare una premessa su ciò che è la ricerca scientifica.

La ricerca dà risalto all’esplorazione di nuove aree piuttosto che ripetere fatti consolidati: si focalizza così su ciò che gli scienziati non sanno ed è questo che la mantiene viva permettendole di progredire.

La scienza quindi è un metodo per capire il mondo il quale è pieno di incertezza.

Questo concetto vale anche nella climatologia: l’incertezza ne è parte integrante.

Proprio questo aspetto può diventare un ostacolo al di fuori dell’ambiente scientifico che può essere invece percepito dal pubblico come  ignoranza. Perciò devi concentrarti su ciò che è noto anche se sono nozioni assodate. 

Esempio pratico:

Non impostare il discorso con “ciò che non si sa” come:

“Sebbene non si possa ancora prevedere con certezza in che misura i servizi locali di (nome della città in cui stai parlando) saranno influenzati dal cambiamento climatico, è probabile che in futuro assisteremo a precipitazioni più intense e ad allagamenti più frequenti”. 

Imposta il discorso con “ciò che si sa” come:

“Il rischio di precipitazioni più intense e allagamenti più frequenti a (nome della città in cui state parlando), che causano problemi alle attività commerciali e alle scuole, è ora più elevato a causa del cambiamento climatico”. 

L’approccio narrativo visto al punto precedente elimina l’elemento “incertezza “ che rischia di avere più risalto rispetto ai punti sui quali vi è un forte consenso scientifico. 

Uno di questi punti è il fatto che l’umanità è responsabile dei cambiamenti climatici. Anche la connessione tra eventi meteorologici estremi e cambiamento climatico è una prova tangibile e bisogna aver cura di adottare un approccio attento e ponderato perché ci si muove in un contesto difficile e carico di emotività.

I valori e le credenze personali influiscono sulla percezione della realtà e neppure l’esperienza diretta di un evento estremo prevale sui filtri culturali e ideologici: una comunicazione efficace deve comprendere i valori del suo pubblico e inquadrare la discussione usando un linguaggio che parli a quei valori.

6. Usa la comunicazione visiva di maggior impatto 

Le fotografie

Le fotografie rappresentano un linguaggio visivo estremamente importante e per questo vanno scelte con attenzione.

Siamo abituati a vedere nei servizi di informazione incontri internazionali fra scienziati e decisori politici sui cambiamenti climatici e sono seduti a negoziare.

Queste immagini sono fin troppo note, asettiche e perdono l’occasione di coinvolgere il pubblico.

Perciò per le tue lezioni o conferenze tieni conto di 5 principi:

1. Mostra persone reali con emozioni autentiche; (non modelli in posa)

2. Racconta storie nuove; purtroppo sono diventate inflazionate le foto con orsi polari e deforestazioni. Usa soggetti che stimolino la riflessione.

3. Mostra le conseguenze della crisi climatica: vedere determinate immagini può essere sconvolgente, affiancare immagini con azioni o comportamenti che le persone possono mettere in atto aiuta a smorzare l’impatto emotivo. 

4. Le conseguenze della crisi climatica a livello locale che ritraggono persone con emozioni riconoscibili sono sicuramente le più potenti;

5. Esponi immagini che mostrino delle “soluzioni” al cambiamento climatico perché generano, per lo più, emozioni positive.

Ti può essere d’aiuto la galleria immagini “New stories” a questo link:

https://climatevisuals.org/images

Trovi immagini basate sui fatti che mostrano persone in situazioni reali.

La rappresentazione visiva dei dati

I dati rappresentati in forma grafica sono parte integrante del lavoro di uno scienziato ma rimangono spesso di difficile comprensione per i non esperti.

Puoi aiutarti con il metodo MADE per dare al messaggio il taglio più adatto al tuo pubblico.

L’acronimo corrisponde (in inglese) a: 

Message (messaggio), Audience (pubblico) , Design (grafica), Evalution (valutazione)

Di seguito trovi come mettere in pratica i relativi principi:

Message = identifica il messaggio che vuoi tramettere attraverso l’immagine

Audience= valuta le competenze e le conoscenze di chi ti ascolta per individuare le informazioni da trasmettere

Design= assicurati proporre immagini idonee al tuo pubblico e che risultino familiari 

Evaluation= valuta le immagini che hai scelto sperimentandole con persone che abbiano un livello di conoscenza simile a quello del tuo pubblico.

Se vuoi leggere il manuale dell’IPCC tradotto in italiano, clicca sul bottone qui sotto:

Se vuoi scaricare le infografiche che abbiamo preparato per te, fai clic sul bottone qui sotto:

Sperando che questo articolo ti sia piaciuto e soprattutto che ti sia utile, condividilo coni tuoi colleghi o persone che interessate all’argomento.

Se vuoi lasciarci un commento, ti ringraziamo.

Grazie e alla prossima!

Margherita

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“Il re è nudo”, il grido di Greta Thunberg

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Con la “Morale della favola” ci ispiriamo a racconti, aneddoti, film per spiegare in modo semplice la ragione per cui puntare a un mondo sostenibile.

Cambiamenti climatici,
rivisitazione de “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen
Personaggi
L’imperatore (Homo oeconomicus)
I tessitori (il mito del consumismo e della crescita illimitata)
Il popolo (il popolo)
Il bambino (Greta)

Con questa fiaba cercheremo di capire perché il nostro attuale e obsoleto modello economico, ci ha cacciato in una situazione molto pericolosa.
La storia narra di un imperatore vanitoso, completamente dedito alla cura del suo aspetto esteriore e in particolare del suo abbigliamento.
Un giorno giunsero nel regno due imbroglioni e illusero l’imperatore di poter tessere solo per lui un abito che sarebbe stato il più bello del mondo.
Il tessuto in realtà era inesistente infatti i tessitori si affrettarono a precisare che la magnificenza del tessuto aveva una straordinaria qualità: era invisibile agli occhi degli uomini che non erano all’altezza della loro carica e a quelli molto stupidi.
Come abbiamo detto l’imperatore era molto vanitoso e questo lo portò a tacere sul fatto che egli stesso non vedeva la tela consentendo così ai due imbroglioni di farsi pagare per un abito non esistente e di portare a termine il loro inganno.
Anche i suoi cortigiani finsero di vedere il tessuto per timore di perdere la loro carica anzi si mostrarono entusiasti dell’abito nuovo dell’imperatore e organizzarono un gran corteo.
E così l’imperatore tutto orgoglioso sfilò per le strade del suo regno completamente nudo e i cortigiani lo seguivano mentre il popolo tutto non risparmiava alcuna lusinga e diceva: “Che meraviglia! Come sono belli i vestiti nuovi dell’imperatore, come gli stanno bene”
Ad un certo punto, con grande stupore di tutti quanti, si sentì un bambino esclamare: “Ma non ha niente addosso! Il re è nudo!”
Il padre del bimbo a quel punto aggiunse: “Signore, sentite la voce dell’innocenza!” Ma l’imperatore imperterrito e pieno di sé non poteva certo passare per stupido e accettare di essere stato ingannato.
Fu così che pur rendendosi conto della sua reale condizione continuò a testa alta lungo il suo corteo. Allo stesso modo, dietro di lui i cortigiani continuarono a sorreggere lo strascico che non c’era.

Morale della favola

Analizziamo i vari personaggi.

L’imperatore rappresenta l’homo oeconomicus
Le caratteristiche dell’homo oeconomicus sono il “calcolo” e la cura per i propri interessi. Si è voluto diffondere questo stereotipo di umanità in quanto era funzionale a far affermare la teoria economica classica su cui poggia l’attuale sistema economico. 

I tessitori
Rappresentano l’inganno di raggiungere il benessere attraverso una crescita economica illimitata: produrre e consumare sempre di più. Questo modello economico non funziona più. Il pianeta ha risorse limitate e da tempo sta sopportando pesanti pressioni sui suoi delicati ecosistemi i cui effetti sfociano in danni e conflitti sociali.

Il popolo
È accondiscendente e sta seguendo, in maniera cieca, l’illusione della felicità e del benessere con il consumismo e i beni materiali. Si adatta e si lascia andare alle regole del modello economico, si uniforma per mantenere il suo posto nella società. Il meccanismo del pensiero di massa ha vinto.

Il bambino
Simbolicamente il bambino è Greta Thunberg. Come nella fiaba, Greta è una ragazzina e per questo schietta, genuina, fuori dai giochi di potere e d’interesse, vede la realtà per quella che è e urla il suo messaggio d’allarme: “La casa brucia, siamo in pericolo”.

Se con questo racconto abbiamo suscitato la tua curiosità, ti inviamo a informarti così da cambiare il finale della nostra storia (da intendersi come storia dell’umanità).
La situazione è davvero molto complessa perciò ti invitiamo ad approfondire le ragioni che ci devono portare a cambiare urgentemente modello economico.

Un testo utile è “L’economia della ciambella” di Kate Raworth che illustra la situazione nel suo insieme e a livello globale.
Questo articolo è un umile omaggio a un grande visionario, Aurelio Peccei.
Ti lasciamo con questo breve stralcio tratto da suo libro “Cento giorni per l’avvenire” uscito nel 1981!
“Dall’euforia allo smarrimento
Gli Sessanta sono stati una stagione di grandi illusioni.
L’uomo aveva la sensazione di avere finalmente messo le mani su una fonte di energia pressoché illimitata che gli avrebbe permesso di trasformare a piacere la propria vita.
Sapientemente alimentata da taluni interessi, l’ubriacatura del petrolio a volontà e a prezzi abbordabili faceva vedere la vita in rosa.
La società dei consumi sembrava un obiettivo facile da raggiungere, rispondente all’ispirazione di tutti.
L’economia era in fase di espansione e la sua crescita sembrava assicurata per decenni, a tassi annui molto elevati.
Ci si diceva che questo sviluppo, alla portata di un gran numero di paesi, avrebbe permesso ai più ricchi di soddisfare le proprie domande interne, pur contribuendo sostanzialmente al miglioramento della condizione dei paesi più poveri.
L’appetito di un’abbondanza materiale sempre maggiore poteva dunque essere soddisfatto senza pregiudicare il doveroso aiuto ai bisognosi.
La cornucopia della tecnologia sembrava d’altra parte inesauribile, pronta a sfornare, una dopo l’altra, soluzioni miracolose a tutti i problemi umani.
I futurologi predicevano un avvenire in cui lo stesso aumento incessante della popolazione non doveva preoccupare oltre misura.
I fautori di un certo controllo delle nascite venivano descritti come elementi antiliberali; e, se appena si esprimeva qualche preoccupazione per la crescita demografica, si veniva trattati da profeti di sciagura.”

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#gretathunberg #economiadellaciambella #kateraworth #fridaysforfuture #parentsforfuture
#asvis

Liliana Segre: il passaggio del testimone!

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biografia Segre     biografia Segre

Gentile sig.ra Liliana,

Mi chiamo Margherita e abito a Cadorago (Como).
Ho sentito una delle sue numerose interviste alla radio,  tanti anni fa.

I suoi “mi ricordo” che intercalava di tanto in tanto mi hanno segnato.
Non mi stanco di ascoltare le sue parole ogni volta che ho occasione.

A febbraio scorso ho organizzato per la biblioteca del mio paese la visita al binario 21.

C’era anche un gruppo di bimbe. 11 anni.
Quel giorno per ricordare la visita, il vice sindaco ha consegnato loro il racconto della Sua vita metttendo insieme alcuni stralci di interviste che Lei ha rilasciato.
E’ stato commovente sapere che una di loro lo ha portato a scuola il giorno dopo.

La maestra ha chiesto alla bimba di leggerlo per tutti i suoi  compagni e poi lo ha fatto leggere anche per un’altra classe.
Era facile avvicinarsi al racconto per i nostri bambini,  c’erano indizi a noi familiari: Como, Inverigo, Viggiù, la nostra vicina Svizzera.  E Milano.

Signora Liliana,
Le chiedo di venire a trovarci, a raccontarsi nella nostra scuola. Quando vuole.
Mi hanno già detto che Lei ha cominciato a diradare gli incontri e anche vero che abbiamo bisogno di lei.

Ci pensi e mi faccia sapere.
La ringrazio per tutto quello che ha fatto per questa povera umanità che ancora adesso ha bisogno di crescere.

Un abbraccio con stima.
Margherita

Queste le poche parole di Liliana Segre che tuonano forti, ci fanno comprendere che tra pochi anni tutto sarà consegnato a noi:

“Alla mia età 84 quasi 85 non vado più nelle scuole come ho fatto per 25 anni!
Vogliatemi bene ugualmente!
Grazie per le dolci espressioni di affetto
Liliana Segre”

 

 

Come una visita diventa un contributo alla sostenibilità

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Cultura in Tour organizza visite culturali per gruppi e, da molti anni, le iniziative prendono il via dal trasporto per recarsi alle mostre o ai musei.

A tutte le persone del gruppo viene dato come punto di ritrovo non la meta (museo, mostra o teatro) ma la carrozza del treno. I partecipanti (solitamente 20-25 persone) spesso provengono da vari comuni e vengono invitati a prendere lo stesso treno ma partendo dalle stazioni ferroviarie a loro più funzionali. Il ritrovo per tutti è sulla prima carrozza di seconda classe. La trasferta si trasforma e diventa un bel momento di aggregazione e un’opportunità per conoscersi e fare nuove amicizie.

 

TAF-Como

Un’alternativa al viaggio in treno si verifica per gli spettacoli teatrali serali. Le persone che fanno parte del gruppo vengono coordinate da Cultura in Tour per organizzare le offerte e/o richieste di passaggio in auto. Questa modalità di condivisione dell’auto, nota come “Car pooling”, ha un riscontro molto positivo: fare il viaggio in compagnia è più bello. Cultura in Tour promuove la mobilità sostenibile perchè cambiare piccole abitudini ha riscontri positivi altissimi: meno traffico, meno inquinamento, meno stress più amici!